Rocca Imperiale è un comune italiano di 3.306 abitanti della provincia di Cosenza, bagnato dal Mar Jonio e
situato al confine con la Basilicata. Rocca Imperiale è famosa per i suoi pregiati limoni che, oltre ad essere riconosciuti Prodotto Agroalimentare Tradizionale ed in corsa verso il marchio IGP, sono ultimamente divenuti apprezzati ed esportati in buona parte d'Italia.A metà dell’arco che circoscrive il Golfo di Taranto, 4 km circa distante dal mare e su di un colle dei contrafforti appenninici che si protendono al lido a dare inizio all’antica pianura Siritide, sorge sontuosa Rocca Imperiale. (Non ci si meravigli se trattando di Rocca e della sua storia fino ai primi decenni dell’800 si farà riferimento prevalentemente alla Basilicata; giacché, essendo terra di confine, fino al 1816 ha sempre fatto parte della Lucania ed ha sempre avuto, ed ha tuttora, rapporti frequenti con i centri limitrofi di questa Regione). Il suo abitato, edificato sulla convessità orientale del pendio, a meno di 200 metri di altitudine, ha le case disposte a gradinata ai piedi della fortezza che gli diede il nome, e ristretto com’è su un’area pressoché inampliabile, con i suoi viottoli, le ripide salite di accesso alla sommità, il campanile vetusto e la severa mole delle costruzioni militari, conserva l’aspetto di un borgo medievale ingentilito dal progresso, ma non sostanzialmente mutato da qual era nei secoli decorsi. Finestre e veroni spaziano sulla calma distesa dello Jonio e, dalle eminenze del castello, il panorama costiero si rappresenta bello e suggestivo. A destra e alle spalle, con vario susseguirsi di declivi, di ondulazioni e di avvallamenti, si elevano i monti; ma sfuma a sinistra l’orizzonte sulle alture salentine ingemmate di ville e d’incolati e, nello spazio interposto, sul piano ammantato di verde, ecco delinearsi le zone archeologiche di Siri, Eraclea, Pandosia e Metaponto, culle della prima civiltà Italica. Al tempo delle “polis” questo fertilissimo lembo della Magna Grecia veniva posto da Archiloco e da Erotodo come termine di paragone alle più desiderabili contrade del globo; poi le lotte per l’egemonia locale, fra i centri Italioti, e l’invidia di favolose ricchezze, vi apportarono quei lutti e quelle distruzioni che le guerre di Pirro, di Annibale, di Spartaco e dei Goti resero definitive ed irrimediabili. Sparirono così le tracce delle “città – stato” ioniche ed achee e, uniche superstiti di un’era remota e fastosa, rimasero le colonne del tempio metapontino dei Dioscuri.